"CHI E' L'EROE"
Chi è l'eroe?
E' colui che và lontano ?
E' chiunque muoia invano ?
E' chi, senza fare niente,
muore petto a un delinquente ?
Soprattutto se per mano
di un fanatico ottomano ?
Chi è l'eroe?
E' chi finisce nella lista
di un famoso giornalista,
che per smania di notizia,
raccontando la morte con dovizia,
troppo spesso va in delirio,
confondendo l'eroismo col martirio ?
Se così fosse,
anche la morte più banale
meriterebbe medaglia al valore militare.
Di chi cade dalle scale
mentre corre a lavorare
si potrebbe poi narrare
che è caduto adempiendo al suo dovere
Chi è l'eroe?
L'Eroismo, non a sorte,
non può essere sinonimo di morte.
L'eroe vero, è un combattente,
conscio del rischio che lo attende,
non desiste fronte a niente,
ha coraggio e non si arrende.
E se anche cade, per salvare amici,
nel farlo, compie strage di nemici.
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"LA CARA ZIA"
Avea il core più ristretto di una cruna
E con questa il nome suo faceva rima
Buone doti non aveva eccetto una
Lavorare dalla sera alla mattina
Sentimenti non nutriva per alcuno
E di marito faticò a trovarne uno
Per placare del suo animo l'inedia
Era avezza a coltivare solo invidia
Per la cognata accudita in ospedale
Fu peggio che firmare una cambiale
Perché poi quando giunta in fin di vita
Le carpiva il testamento dalle dita
A suo dir soleva soldi regalare
A un fratello sfortunato per amore
Ma coglieva l'occasione più funesta
Per agire da scafata disonesta
Per sottrarre il capitale al di lui erede
Assoldava le amicizie senza fede
Che arrivarono perfino in tribunale
Testimoni di perfidia senza eguale
Pur di avere qualcuno a cui lasciare
Le ricchezze della lunga vita agiata
Persuadeva anche sua figlia ad accettare
Il destino di una madre sciagurata
Della vecchia non voglio più narrare
Ma chi legge resti sempre ben accorto
Non esiste più insidioso criminale
Di un parente intenzionato a farti torto
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"I NUOVI MORI"
Crescono in lande senza mai inverno
il loro numero aumenta ogni giorno
giungon da spiagge al di la del mare
in cerca di terre da depredare
Loro arma migliore è la tua pietà
e loro scudo migliore è la tua civiltà
sono maestri di finzione e d'inganno
può governarli soltanto un tiranno
Sono pedine di una regia imperialista
i cui capitani si dicon uomini di fede
ma i loro sermoni criptati e faziosi
son ben lontani da quelli di un prete
Dicono di fuggire da paesi oppressi
dichiaran voler democrazia e libertà
ma nei paesi che vanno a occupare
ricrean la loro società originale
Anche al mostrar di apparenze miti
covano rancori dei secoli andati
ed incapaci di vivere in pace
son sempre pronti alla guerra verace
Occupano chiassosi la tua città
nelle tue strade fan loro i padroni
sono così rozzi ignoranti e incivili
da farsi odiare persin dai barboni
La loro presenza drena il tuo benessere
e i tuoi diritti cessano di essere
politici e stolti dicon che ci servono
e i preparativi per dargli il voto fervono
Ma nessun di loro di integrarsi si sforza
ed ogni tua tolleranza di più li rafforza
se non vorrai dover chinare lo sguardo
opponiti adesso che già sei in ritardo
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"IN MEMORIA DI UMBERTO"
Fin da quando giunsi in sede UNUCI
trovai un amico vero e, senza indugi,
disposto a fare quanto in suo potere
per aiutare chi crede nel dovere.
Per venti lunghi anni ci ha guidati
in gare e ricorrenze organizzati,
per l'orgoglio di sentirci militari
anche quando ci negavano gli onori
un po' lento nei discorsi, a dire il vero,
ma lesto nell'agire e nello zelo,
discreto oltre ogni modo come amico
nel combattere il più acerrimo nemico,
quello stesso che alla fine lo ha stroncato
lasciando i suoi ufficiali senza un capo,
un nemico che senza distinzioni
può colpire sia pecore che leoni.
Io di Umberto preferisco ricordare
lo sguardo e quel sorriso un po' sornione
che assumeva quando stava per parlare
latore di notizie molto buone.
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"NATALE ANNO 0"
E' Natale, è l'anno zero
e nella volta, un cupo velo,
la lucina di una stella
striscia il cielo fino terra.
Quel segnale, tanto atteso,
dice ai popoli di fede
che il signore è giunto adesso,
si incammini chi ci crede.
Il luogo è quello, sotto il lume,
là sui monti è nato un nume.
E' senza agi, esposto al gelo,
ma a chi crede darà il cielo.
Nella grotta fatta a stalla
tra un bovino e un asinello
giace in culla sulla paglia
un neonato sano e bello.
Una donna e un falegname,
genitori improvvisati,
che da un piccolo reame
stan per esser visitati.
Tutti porteran dei doni
dai pastori fino ai re,
nasceranno tradizioni
per provarti che dio c'è.
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