UNA DELLE POLEMICHE PIU' IN MALAFEDE SUL PACCHETTO SICUREZZA
In questi ultimi tempi, a causa di una delle tante polemiche a sfondo politico,
innescate per contrastare i progetti di legge dell'attuale Governo Italiano,
si sente parlare sempre più spesso del giuramento di Ippocrate e della
sua incompatibilità con una normativa del pacchetto sicurezza.
Tutti hanno capito ormai che il giuramento comporta il dovere per ogni medico
di intervenire per salvare la vita o per soccorrere chiunque, e quindi, per
tale ragione sembra che una legge assolutamente necessaria per contrastare
l'illegalità derivante dall'immigrazione clandestina e contribuire
a monitorarne il fenomeno, se prevede per i medici l'obbligo di segnalazione
alla pubblica sicurezza delle prestazioni fornite ad immigrati irregolari,
li costringa di fatto a venir meno a tale giuramento, perché non potrebbero
più fornire assistenza gratuita incondizionata.
IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE
Per valutare obiettivamente la questione, però, bisogna tenere presente
che il giuramento di Ippocrate, primo atto ufficiale di chi inizia la professione
del medico, divenne una consuetudine quando i servizi sanitari pubblici non
esistevano, tale impegno era giustificato dal fatto che tutte le prestazioni
mediche erano a pagamento e che, se un cittadino non aveva i soldi per pagarle,
al medico veniva imposto, col giuramento, di intervenire fornendo comunque
la prestazione, accettando in compenso quello che il cittadino poteva offrigli
in cambio, o al limite, in caso di indigenza, anche gratuitamente.
Pertanto, grazie al giuramento di Ippocrate, il medico in alcuni casi doveva
rinunciare al proprio compenso personale, per il bene del prossimo ed in definitiva
della società.
IL GIURAMENTO DI IPOCRITA
Invece l'aspetto assurdo della polemica, che non viene minimamente posto in
evidenza, è che oggi, la stragrande maggioranza dei medici che protestano
sbandierando la propria coscienza ed i doveri imposti dal giuramento, sono
proprio quelli che non vengono pagati privatamente, bensì dal servizio
sanitario dello Stato.
In effetti, ogni volta che uno di questi medici che lavora nelle strutture
pubbliche, offre prestazioni professionali ad immigrati clandestini, che ufficialmente
non ne hanno diritto perché non sono cittadini e non pagano tasse,
non solo non rinuncia neppure minimamente ad una parte del proprio reddito,
perché (salvo rare eccezioni) offre la prestazione nell'ambito del
proprio orario lavorativo pagato dallo Stato, ma addirittura scarica il costo
della prestazione offerta "Gratuitamente", sui contribuenti Italiani,
i quali oltre a veder crescere esponenzialmente i costi relativi alla sanità,
a causa dei sempre più numerosi afflussi di immigrati irregolari, nelle
strutture pubbliche, si vedono anche scavalcare dai clandestini, secondo i
criteri di urgenza stabiliti dal medico di turno.
Inoltre, non si tratta soltanto dei costi relativi al solo compenso del medico
"Coscienzioso", ma anche di quelli relativi alla fruizione di tutte
le strutture, apparecchiature e personale assistente, presenti nella struttura
sanitaria pubblica, di riferimento.
Praticamente al giorno d'oggi in Italia, il medico fa il giuramento di Ippocrate,
ma poi lo fa mantenere dai cittadini italiani.
Per fare un esempio in un diverso ambito professionale, sarebbe come se un
idraulico, facesse l'atto di generosità di ristrutturare gratuitamente
il bagno fatiscente dell'appartamento in cui vive un inquilino povero, il
quale non potrebbe sostenerne il costo, e poi, dopo aver ricevuto lodi e ringraziamenti
da parte di tutti,si facessa pagare dall'amministratore dello stabile che,
a sua volta, lo addebita a tutti i condomini del fabbricato ripartito in base
alla tabella millesimale.
LA BUFALA DELLE EPIDEMIE
Poi c'è l'aspetto della diffusione delle malattie, altra bufala dietro
cui mascherare una ideologia sbagliata o quantomeno inadatta alla situazione.
Ma come ? I medici ci insegnano che prevenire è sempre meglio che curare
e poi, per quanto riguarda gli immigrati clandestini, invece di fare di tutto
per catturarli e rispedirli al loro paese prima che si ammalino o diffondano
malattie, provvedimento che costituirebbe una vera opera di prevenzione, dovremmo
lasciarli circolare liberamente, permettendo loro di continuare a vivere nel
degrado più totale che costituisce la condizione ideale per lo sviluppo
di epidemie, e limitarci a curarli quando sono già malati e si recano
al pronto soccorso, cioè quando ormai hanno già avuto modo di
trasmettere ad altri l'eventuale contagio ?
Dimenticando che un immigrato clandestino, nella maggior parte dei casi privo
di qualsivoglia cultura sanitaria, in una vita di degrado igienico, non è
in grado di accorgersi di essersi ammalato gravemente dalla comparsa dei primi
sintomi, e finirebbe comunque col recarsi all'ospedale troppo tardi per consentire
ai medici di intraprendere una efficace opera di contrasto, atta a prevenire
la diffusione di eventuali pericolose epidemie.
Alla faccia dell'etica professionale e dell'altruismo!