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25/03/2007 - DEFINIZIONE E PSICOLOGIA DEL TERRORISTA




DEFINIZIONE DI TERRORISTA

Il terrorista è colui che in nome di un'ideologia, una religione o una associazione, uccide, o pianifica l'uccisione, di persone innocenti, siano esse appartenenti ad altre nazioni che alla propria, con l'obiettivo di scatenare paura ed insicurezza nel popolo, per condizionarne la libertà e le scelte, sia politiche che religiose.


PSICOLOGIA DEL TERRORISTA

Il terrorista è una persona che in un unico passaggio salta tutti i confini morali di rispetto per qualunque forma di vita, per tale ragione è irrecuperabile, non ammetterà mai di aver sbagliato, viceversa cercherà sempre di giustificare il proprio operato attribuendosi altissimi obiettivi religiosi o sociali, perché, nel caso di un reale pentimento, qualunque persona normale, non potrebbe mai convivere con i rimorsi derivanti dalla ferocia dei crimini compiuti.

L'incapacità di provare rimorsi per le proprie azioni fa del terrorista un pericolo incombente e recidivante, quand'anche carcerato per lungo tempo, non sarà mai riabilitato completamente e potrà sempre accettare di tornare ad uccidere, se questo potrà stimolare la sua sete di fama, il suo ego, o appagare il suo odio.
Questo vale soprattutto per terroristi fanatici religiosi o rivoluzionari, specialmente quando siano stati addestrati in appositi campi e subiscano un vero e proprio condizionamento, sia fisico che psichico, tendente a farne dei veri e propri automi da sterminio.

Il terrorista vive con l'unico scopo di pianificare attentati, uccidere, o, nel caso di fondamentalisti religiosi islamici, di suicidarsi nel corso di un attentato, trae soddisfazione dall'eco che i mass media fanno delle sue azioni criminali, dall'importanza che viene attribuita alla organizzazione di cui fa parte e dalla paura che riesce a provocare nella società contro la quale agisce.
Quindi, gli organi di informazione sono i primi che potrebbero mortificare i terroristi evitando di dare risalto ai loro nomi ed alle organizzazioni di appartenenza.

Il terrorista non sarà mai soddisfatto e non smetterà mai di uccidere, anche quando venissero assecondate tutte le sue più ambiziose richieste, ne farebbe di ulteriori o continuerebbe ad uccidere in altre regioni inventandosi nuove motivazioni ed abbracciando o gemellandosi ad altre cause.

La massima soddisfazione delle menti a capo delle organizzazioni terroristiche è cercare di dimostrare la propria presunta onnipotenza, mostrarsi più forti delle nazioni, piegandole alla propria volontà, o condizionandone la vita sociale o la politica. Ogni volta che questo si verifica, anche se solo parzialmente, la credibilità dell'organizzazione aumenta agli occhi delle popolazioni oppresse ed ignoranti, che il terrorista vuole impressionare, e più facilmente potranno essere reclutati nuovi aspiranti terroristi, proprio perché le persone ignoranti sono le più sensibili al fascino delle vie di fatto ed in definitiva all'uso della violenza.

Viceversa, il fallimento di attentati ed obiettivi dichiarati o la eliminazione di personaggi di spicco delle organizzazioni terroristiche, fanno perdere prestigio alle rispettive organizzazioni, che si rivelerebbero vulnerabili, ed il mito dell'invincibilità verrebbe a cadere, rivelando un sacrificio inutile.

Per tali ragioni, ogni volta che viene ucciso o catturato un personaggio di spicco o elementi di una rinomata cellula terroristica, specialmente se la cosa accade prima che abbiano avuto modo di colpire, i terroristi ancora in circolazione si affrettano ad emettere proclami e minacce di vendetta, cercando di improvvisare nuove azioni, o di anticipare attentati già pianificati, per cercare di non perdere credibilità.
Questo li porterebbe a dover agire in modo affrettato, aumentando le possibilità di errore e in definitiva rendendoli più vulnerabili al fallimento ed alla cattura.


CONTROMISURE ANTI TERRORISMO