DEFINIZIONE DI TERRORISTA
Il terrorista è colui che in nome di un'ideologia, una religione o
una associazione, uccide, o pianifica l'uccisione, di persone innocenti, siano
esse appartenenti ad altre nazioni che alla propria, con l'obiettivo di scatenare
paura ed insicurezza nel popolo, per condizionarne la libertà e le
scelte, sia politiche che religiose.
PSICOLOGIA DEL TERRORISTA
Il terrorista è una persona che in un unico passaggio salta tutti i
confini morali di rispetto per qualunque forma di vita, per tale ragione è
irrecuperabile, non ammetterà mai di aver sbagliato, viceversa cercherà
sempre di giustificare il proprio operato attribuendosi altissimi obiettivi
religiosi o sociali, perché, nel caso di un reale pentimento, qualunque
persona normale, non potrebbe mai convivere con i rimorsi derivanti dalla
ferocia dei crimini compiuti.
L'incapacità di provare rimorsi per le proprie azioni fa del terrorista
un pericolo incombente e recidivante, quand'anche carcerato per lungo tempo,
non sarà mai riabilitato completamente e potrà sempre accettare
di tornare ad uccidere, se questo potrà stimolare la sua sete di fama,
il suo ego, o appagare il suo odio.
Questo vale soprattutto per terroristi fanatici religiosi o rivoluzionari,
specialmente quando siano stati addestrati in appositi campi e subiscano un
vero e proprio condizionamento, sia fisico che psichico, tendente a farne
dei veri e propri automi da sterminio.
Il terrorista vive con l'unico scopo di pianificare attentati, uccidere, o,
nel caso di fondamentalisti religiosi islamici, di suicidarsi nel corso di
un attentato, trae soddisfazione dall'eco che i mass media fanno delle sue
azioni criminali, dall'importanza che viene attribuita alla organizzazione
di cui fa parte e dalla paura che riesce a provocare nella società
contro la quale agisce.
Quindi, gli organi di informazione sono i primi che potrebbero mortificare
i terroristi evitando di dare risalto ai loro nomi ed alle organizzazioni
di appartenenza.
Il terrorista non sarà mai soddisfatto e non smetterà mai di
uccidere, anche quando venissero assecondate tutte le sue più ambiziose
richieste, ne farebbe di ulteriori o continuerebbe ad uccidere in altre regioni
inventandosi nuove motivazioni ed abbracciando o gemellandosi ad altre cause.
La massima soddisfazione delle menti a capo delle organizzazioni terroristiche
è cercare di dimostrare la propria presunta onnipotenza, mostrarsi
più forti delle nazioni, piegandole alla propria volontà, o
condizionandone la vita sociale o la politica. Ogni volta che questo si verifica,
anche se solo parzialmente, la credibilità dell'organizzazione aumenta
agli occhi delle popolazioni oppresse ed ignoranti, che il terrorista vuole
impressionare, e più facilmente potranno essere reclutati nuovi aspiranti
terroristi, proprio perché le persone ignoranti sono le più
sensibili al fascino delle vie di fatto ed in definitiva all'uso della violenza.
Viceversa, il fallimento di attentati ed obiettivi dichiarati o la eliminazione
di personaggi di spicco delle organizzazioni terroristiche, fanno perdere
prestigio alle rispettive organizzazioni, che si rivelerebbero vulnerabili,
ed il mito dell'invincibilità verrebbe a cadere, rivelando un sacrificio
inutile.
Per tali ragioni, ogni volta che viene ucciso o catturato un personaggio di
spicco o elementi di una rinomata cellula terroristica, specialmente se la
cosa accade prima che abbiano avuto modo di colpire, i terroristi ancora in
circolazione si affrettano ad emettere proclami e minacce di vendetta, cercando
di improvvisare nuove azioni, o di anticipare attentati già pianificati,
per cercare di non perdere credibilità.
Questo li porterebbe a dover agire in modo affrettato, aumentando le possibilità
di errore e in definitiva rendendoli più vulnerabili al fallimento
ed alla cattura.