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20/11/2008 - ANALISI DELLA VENDETTA





COSA E' LA VENDETTA

La vendetta è un azione, diretta o indiretta, che soddisfa il desiderio di giustizia di chi ritiene di aver subito un torto, un danno o un'offesa.

La differenza tra vendetta e giustizia legale consiste nel fatto che mentre la prima viene promossa e determinata in prima persona da chi ritiene di aver subito un torto, la seconda viene promossa e determinata dalle leggi della società di appartenenza.

La vendetta viene generata ed alimentata dal sentimento di rivalsa, che è uno dei più primordiali istinti comuni a tutto il genere umano e a molte specie animali, in particolare i felidi, questo istinto fa parte di quelli fondamentali per la sopravvivenza dell'individuo, perché ha lo scopo di proteggere da reiterate aggressioni.

L'istinto di rivalsa viene trasmesso geneticamente, infatti i bambini imparano a vendicarsi prima ancora che a comunicare, per fare un esempio:
Qualunque bambino che frequenta un asilo nido, se viene colpito o subisce un dispetto da un coetaneo, le prime volte si mette a piangere; se la maestra interviene, sgridando l'indisciplinato, il bambino, nelle occasioni successive, molto probabilmente si rivolgerà alla maestra, riconoscendone il ruolo superiore e demandando a lei il compito di sanzionare il cattivo. Se invece la maestra non soddisfa il desiderio di giustizia del bimbo offeso, limitandosi ad un rimprovero eccessivamente pacato, o comunque deludendo le aspettative della vittima, nelle occasioni in cui si ripeterà tale evento, il bambino reagirà colpendo l'aggressore come può, in pratica facendosi giustizia da solo.

L'intento della vendetta è quello di cagionare a chi ci procura un dolore, frustrazione o un'offesa, una sofferenza almeno uguale a quella subita, ed ha il duplice scopo di:
1) Soddisfare il naturale desiderio di rivalsa dell'offeso;
2) Insegnare al "Cattivo" a non comportarsi "Male", facendogli provare in prima persona cosa si prova a subire.


E' NATURALE VENDICARSI ?

Bisogna innanzi tutto considerare che il genere umano si è fatto giustizia da solo almeno per 995.000 anni dei 100.000 che sono serviti a farlo evolvere da semplice animale all'essere pensante che è attualmente.
La capacità di pensare e la conseguente evoluzione del pensiero degli ultimi 5000 anni, non possono aver sradicato completamente delle pulsioni istintive che sono maturate nel 99,5 % del tempo che è servito alla nostra evoluzione.
Per tale ragione, non è da biasimare il desiderio di vendetta in se stesso, semmai il modo con cui viene soddisfatto.


CHI DEVE SODDISFARE IL DESIDERIO DI GIUSTIZIA ?

In una Società civile ed efficiente, la vendetta non sarebbe necessaria, perché il compito di punire chi si comporta male è normalmente demandato dai cittadini a specifici organi statali, quali sono le Forze dell'Ordine e la Magistratura, che hanno rispettivamente il compito di far rispettare le leggi e di sanzionare chi le infrange.
Pertanto si può affermare che nelle società civili e moderne, il desiderio di giustizia dei cittadini, e quindi di vendetta, dovrebbe essere soddisfatto dalle Istituzioni Pubbliche.
Purtroppo, specialmente in Italia, ma anche in altri paesi dell'Occidente, sempre più frequentemente, non solo vengono deluse le aspettative di giustizia delle parti lese, ma addirittura, gli organi e le procedure che dovrebbero servire a soddisfare le suddette aspettative, diventano un ulteriore motivo di frustrazione ed offesa che aggravano il torto subito, questo avviene generalmente per colpa delle seguenti cause:

1) Sempre più scarsa predisposizione delle Forze dell'Ordine ad agire di propria iniziativa, per evitare di trovarsi a dover svolgere lavori poco graditi;
2) Assoluta indisposizione delle Forze dell'Ordine ad utilizzare, in assenza di leggi precise, quel margine discrezionale che anche la loro professione concede (in assenza di ordini e leggi: "Procedere adottando il criterio del buon padre di famiglia"), per paura di doversi assumere responsabilità impreviste;
3) Perché, sempre più frequentemente, gli operatori delle Forze dell'Ordine si preoccupano più di non farsi denunciare che di svolgere bene il loro lavoro;
4) Eccessiva complessità delle norme giuridiche;
5) Eccessiva lentezza dell'iter processuale;
6) Regole per le quali un procedimento penale, anche per gravi crimini, può essere invalidato da un semplice cavillo burocratico legale;
7) Inconsistenza delle condanne inflitte, specialmente per i piccoli reati.
8) Eccessivi costi monetari dell'apparato legale.

In pratica:"Oltre al danno, anche la beffa".
L'aggravarsi di questa situazione, comporta una sproporzione sempre maggiore tra il bisogno di giustizia, così come viene percepito dai cittadini, e l'offerta di giustizia, così come viene fornita e regolamentata dalla Società.


E' GIUSTO CHE LA CONDANNA PER REATI MINORI ABBIA SOLO LO SCOPO DI RIABILITARE E NON DI PUNIRE CHI INFRANGE LE LEGGI ?

No, la riabilitazione non può avvenire senza aver scontato anche la punizione.
Probabilmente esistono persone che dopo essersi comportate male si pentono veramente e fanno di tutto per riabilitarsi di loro stessa iniziativa, ma non possiamo pensare che questo fatto possa costituire la regola.
In realtà, soprattutto per le persone che vivono in condizioni di grave disagio sociale e di scarsa educazione, il rispetto delle regole non può essere ottenuto solo mediante conoscenza e comprensione delle stesse, ma si rendono necessari provvedimenti punitivi che possano incutere timore negli eventuali trasgressori.
Senza il timore di adeguate sanzioni il rispetto delle regole e delle leggi diventano solo un fatto di scelte personali, e chi, in malafede, sceglie di non rispettarle, non avendo molto da temere, non viene incoraggiato a farlo.


E' VERO CHE CHI SI VENDICA SI METTE SULLO STESSO PIANO DI CHI GLI HA FATTO TORTO ?

Assolutamente no, generalmente questa affermazione, proviene da chi non ha mai subito gravi torti o aggressioni fisiche, e che non è sufficientemente riflessivo per cogliere la grande differenza esistente tra fare male di iniziativa e fare male di riflesso.
Dal punto di vista pratico, nel caso dell'uso della violenza, probabilmente chi restituisce il colpo usa gli stessi mezzi di chi ha colpito per primo, "La violenza", ma la similitudine termina qui, perché la grossa differenza è costituita dalla ragione della violenza, più che dalla violenza in se stessa. Infatti chi assume l'iniziativa di fare un torto al prossimo, per ottenere i propri scopi, è tendenzialmente portato a ripetere tale azione ogni volta che lo riterrà opportuno e conveniente, e quindi, se viene lasciato libero di agire, può colpire chiunque e può colpire più volte; mentre chi restituisce un torto subito, agisce solo perché è stato provocato, solo contro chi lo ha provocato e solo per l'occasione nella quale è stato provocato.


E' VERO CHE CHI SI VENDICA PASSA DALLA PARTE DEL TORTO ?

Solo se la vendetta è obiettivamente sproporzionata rispetto al torto subito.
Per esempio:
Se un individuo, fatto oggetto di pesanti insulti ingiustificati, reagisce accoltellando chi lo ha insultato, passa dalla parte del torto, perché compie una reazione violenta obiettivamente spropositata rispetto al torto subito, infatti la maggior parte delle persone nelle stesse condizioni non arriverebbe a tanto;
Se invece reagisce insultando a sua volta o, al limite, mollando un ceffone a chi lo ha insultato, compie un atto obiettivamente giustificabile dalla necessità di farsi rispettare.

E' GIUSTO VENDICARSI E FARSI GIUSTIZIA DA SOLI ?

Dipende dalla realtà della società in cui si vive.
Se le Istituzioni, obiettivamente, sono in grado di soddisfare efficacemente, ed in tempi accettabili, il desiderio di giustizia dei cittadini, sicuramente è sbagliato vendicarsi ed è giusto affidarsi alla giustizia legale.
Se invece le Istituzioni non sono in grado di soddisfare efficacemente ed in tempi accettabili il desiderio di giustizia dei cittadini, i cittadini acquisiscono naturalmente il diritto di farsi giustizia da soli.
Una società non può pretendere sacrifici dai cittadini senza dare nulla in cambio, la sicurezza e la giustizia sono le cose più importanti, costituiscono la prima e più importante ragione dell'esistenza di una società.