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22/11/2006 - BULLISMO A SCUOLA CONTRO RAGAZZO DOWN




Il caso di bullismo scolastico che ha avuto come vittima un ragazzo "Down" è sicuramente da condannare e punire, ma in modo uguale a quanto meriterebbe lo stesso evento se fosse stato fatto ai danni di qualunque altro ragazzo normale, ma fisicamente o psicologicamente più debole.

Infatti un ragazzo "Down" dal punto di vista fisico e motorio, come tanti altri ragazzi normali e deboli, non è necessariamente inferiore o minorato, ed una sanzione più severa per i suoi aggressori, che fosse dovuta solo alla natura della sua debolezza, il tipo di handicap, costituirebbe una vera e propria discriminazione con la quale le Istituzioni sottolineerebbero la sua anormalità.

I bulli prendono di mira i più deboli con i pretesti più diversi: per la loro faccia, per le loro caratteristiche fisiche, per la loro scarsa personalità, per la loro antipatia, per la loro inabilità in determinate situazioni, ecc., se in una classe frequentata da soggetti insensibili e maleducati, viene inserito un soggetto che deve essere considerato normale, ma possiede molte delle citate caratteristiche, è chiaro che finirà col diventare il principale obiettivo dei prepotenti insensibili, a prescindere che si tratti o no di un vero e proprio handicappato.

Questo è sempre successo in modo più o meno grave in tutte le scuole italiane di qualsiasi ordine e grado, anche quando in classe non sono presenti handicappati.
Purtroppo, l'accaduto in questione è dovuto anche ad un effetto secondario della attuale educazione scolastica, tesa il più possibile ad eliminare le differenze tra individui, in particolar modo quelle relative ai portatori di handicap. Infatti, se questo modo di operare da parte della società, da un lato, favorisce l'integrazione dei disabili, riducendone discriminazione ed emarginazione, e li aiuta a sentirsi più normali, dall'altro, abitua gli altri studenti a non considerare l'handicap lieve di chi ne è portatore e, indirettamente, li induce a riservargli, nel bene e nel male, come nel caso in discussione, lo stesso trattamento che riserverebbero a qualsiasi altro studente del tutto normale che decidessero di prendere di mira.

Bisogna anche considerare che un portatore di handicap, in funzione della consapevolezza della sua condizione, è tendenzialmente meno disposto ad accettare lo scherno, rispetto a qualsiasi altro ragazzo, ed è molto più probabile che le eventuali manifestazioni di insofferenza, scatenino un atteggiamoento ancora più aggressivo e violento da parte di eventuali bulli.

Del resto, se cerchiamo di educare gli studenti a trattare come assolutamente normale, chi del tutto normale effettivamente non è, non possiamo essere certi che si ricordino della sua anormalità solo in determinate situazioni.

Inoltre, dal punto di vista psicologico, il fatto che gli studenti delle scuole superiori, che iniziano a porsi il problema del loro futuro lavoro, vedano tra loro dei ragazzi handicappati, che magari percepiscono già una pensione di invalidità, e che, probabilmente, nonostante possano essere meno efficienti di una persona normale, troveranno un lavoro sicuro molto prima di loro, potrebbe innescare pericolosi sentimenti di rivalsa che, nelle persone più ignoranti, finirebbero col trovare sfogo in comportamenti ostili.

Dal punto di vista sociale, comunque, è assai diseducativo che certi tipi di handicap, non si limitino a comportare privilegi di assunzione nel mondo del lavoro, che sempre più frequentemente invece si nega alle persone normali, ma addirittura diventino un discriminante utile ad ottenere risarcimenti spropositati quando vengano esibiti nei tribunali.

Come se eventuali violenze ed umiliazioni nuocessero maggiormente agli endicappati rispetto alle persone normali, una violenza subita da chi non è in grado di difendersi adeguatamente, procura lo stesso danno fisico sia che venga indirizzato contro una persona 'Down' sia contro una persona normale, mentre il danno psicologico e morale, è talmente soggettivo che potrebbe anche essere più grave per una persona normale, che rispetto ad una persona 'Down' può avere una maggior consapevolezza delle umiliazioni subite in pubblico.

Pertanto l'attenzione delle Istituzioni, sia in termini educativi, sia in termini repressivi, deve spaziare a 360 gradi per sforzarsi di insegnare la cosa fondamentale che sempre meno frequentemente viene insegnata: il rispetto, per gli individui, per i professori, per le regole, per le Istituzioni stesse, e questo non si può ottenere solo con "la carota", come si è fatto negli ultimi 20 anni, ma ci vuole anche il "bastone" e possibilmente senza sentenze discriminatorie che valutino gli handicappati molto di più delle persone normali.
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Quando si raggiungerà questo obiettivo tutto il resto si risolverà automaticamente.