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15/05/2008 - IL DIRITTO DI CITTADINANZA




Il diritto di cittadinanza italiana, diversamente dalle credenza di molti, generalmente in malafede, non si completa con la semplice residenza ed attività lavorativa regolare nel nostro paese.
Infatti tale diritto è pienamente giustificabile, oltre ai menzionati aspetti, solo in virtù della presenza dei seguenti fattori:

1) Condivisione del passato storico e culturale della nazione, derivante dall'essere nato in Italia e dal contributo dato dagli antenati del cittadino, senza il quale l'Italia non sarebbe diventata la nazione che è attualmente (che lo straniero non ha e non può possedere).

2) Piena conoscenza ed accettazione della educazione, delle regole, delle consuetudini sociali e delle leggi in vigore nel nostro paese (che non tutti gli stranieri sono disposti ad accettare).

3) Completa rinuncia da parte degli stranieri a tutti gli aspetti della cultura e della educazione originale che sono in contrasto con le leggi, i valori e le consuetudini della società italiana.

4) Perfetta conoscenza della lingua italiana (che, data la complessità grammaticale, non può avvenire prima di un decennio di permanenza in Italia).

5) Aver costituito una famiglia duratura con un cittadino italiano che compensi la eventuale mancanza dei requisiti dei primi due punti (unico vero fattore che possa determinare l'acquisizione della cittadinanza a tutti gli effetti da parte di un o straniero dopo un periodo di almeno 10 anni).

Questi sono i requisiti essenziali affinché una persona possa essere definita "Cittadino Italiano" e godere pienamente dei diritti della nostra Costituzione che, non dimentichiamolo, non è la costituzione dei cittadini di tutto il mondo, ma solo dei cittadini italiani.

Per le suddette ragioni, il "Cittadino Italiano", in Italia, deve sempre avere la precedenza su quello straniero, anche se immigrato regolare, in tutte le agevolazioni ed i concorsi per assegnazione di lavoro, case popolari, asili nido, ecc.., perchè è così anche in ogni altro stato del mondo.

I cittadini di una nazione stanno allo Stato come i figli stanno ai propri genitori, infatti qualunque genitore responsabile, a parità di tutte le altre considerazioni darebbe la precedenza ai propri figli, rispetto ai figli degli estranei.

Questa logica deve valere anche per i diritti che una nazione concede ai propri cittadini rispetto a chi cittadino non è, anche se immigrato regolare e meritevole di rispetto.
Inoltre, la cittadinanza ed il diritto di voto, non devono essere elargiti con facilità, perché non si può rischiare di far diventare cittadini Italiani, stranieri che pur avendo regolare residenza ed attività lavorativa in Italia, mettano gli interessi della loro religione o della loro patria originale, davanti a quelli della nostra.