SCUOLA ELEMENTARE: ISTRUZIONE O CONDANNA ?
Da diversi anni nelle scuole elementari italiane viene attuata l'opzione
"a tempo pieno", che richiede orari di frequenza dalle ore 8,30
alle ore 16,30, per 5 giorni alla settimana, quasi equivalenti alle 8 ore
lavorative di una persona adulta.
Questo sistema avrebbe dovuto avere il merito di permettere di svolgere l'attività
didattica interamente in ambito scolastico, contribuendo, contemporaneamente,
a risolvere il problema dell'intrattenimento dei bambini in una società
che, in modo sempre maggiore, costringe entrambi i genitori a svolgere attività
lavorative fuori dalle mura domestiche.
Purtroppo, le ore di permanenza a scuola, che eccedono quelle delle precedenti
generazioni, invece di venire utilizzate per svolgere esercizio collettivo,
o addestramento allo studio individuale, utile al completamento delle materie
fondamentali, ed essere integrate con un adeguato aumento delle ore di educazione
fisica, vengono occupate dall'insegnamento di una miriade di argomenti considerati
educativi, ma di secondaria importanza o addirittura inappropriati, se rapportati
alle capacità cognitive degli alunni di quell'età.
A peggiorare la situazione contribuiscono anche quei genitori che, nell'ambito
dei consigli di istituto, premono per l'aggiunta di nuove materie, magari
perché, addirittura, pretenderebbero che i loro figli terminassero
il ciclo delle scuole primarie già da esperti informatici e possibilmente
parlando 2 o tre lingue straniere.
Il risultato è che le 8 ore di permanenza a scuola bastano a malapena
per le sole spiegazioni e le verifiche, di un universo così frammentato
di argomenti di studio, i bambini si vedono assegnare compiti a casa quasi
tutti i giorni ed il tempo dedicato alla scuola supera spesso la soglia delle
9 ore quotidiane, lasciando al netto di sonno, igiene personale e pasti, solo
2 o 3 ore libere, in tarda sera, per il gioco ed il movimento.
Considerando che la percezione del tempo di un bambino di 7 o 8 anni è
quasi doppia rispetto a quella di un adulto, è come se un adulto fosse
costretto a dedicare al lavoro 16 ore al giorno.
L'adulto, però, ha il vantaggio di poter percepire mensilmente, con
lo stipendio, il frutto del suo lavoro, mentre il bambino, dal suo punto di
vista, non è in grado di apprezzare direttamente l'utilità del
sacrificio che gli viene imposto, anzi, spesso deve sopportarne le punizioni,
quando ottiene delle valutazioni negative.
Questa situazione si palesa come una vera e propria violenza istituzionale
nei confronti di minori, infatti impone ai bambini una situazione di prolungato
stress psichico, che non può trovare sfogo in un sano ed adeguato esercizio
fisico quotidiano basato sul gioco, che costituisce sempre una delle più
importanti attività per lo sviluppo di espressione, fantasia, intuizione
e motricità.
Dal momento che la carenza di movimento nell'infanzia, produce degli adulti
cagionevoli di salute destinati all'invecchiamento precoce, siamo sicuri di
fare il bene dei nostri figli e della società in cui vivranno continuando
su questa strada ?